mercoledì 20 gennaio 2010

- le foglie vive

L’idea e la pratica del rimpianto
delle foglie vive citate al loro autunno
prova a coccolarci
come una sirena maledetta;
come romantismo esistenzialista
insieme disperato e consolatorio

Sarà l’idea che si è esaurita?
Sarà la pratica che si è esaurita?
Sarà ineluttabile ciclicità?

E’ nel porci queste domande
che questa idea disperata e consolatoria
ci trascina – con la sua china - :
nel gorgo infinito,
vuoto,scuro
della noia, della distanza,
dell’idea di un amore impoverito
e non più creativo

Queste domande
emergono si – ma alla fine di un amore - ,
e ci accompagnano
e ci trascinano nel gorgo
vuoto e scuro

Ma l’esistenzialismo
un po intellettuale e un po pacioccone
e consolatorio
guarda l’autunno degli amori
con una certa simpatia

Questo sguardo si compiace
della mancanza,
dell’essere stato verso l’essere
dello svanire,
del rabbuiarsi

Tu, cara invece sai

Tu cara,
Sei la mia foglia viva
Sei il mio amore forte

Io cara sono innestato
sono una foglia viva
assieme a te


No, non ho dimenticato,
e , ricordo
quando la nostra gioa
era più disinvolta, disinibita e semplice :
ricordo benissimo

Ma non mi piego al rimpianto
non ne ho bisogno

Tu cara,
sei la mia foglia viva
sei il mio amore forte:
oggi


lo sguardo della nostra maturità amorosa,
del nostro piacere di amanti
cambia certamente il colore
e le forme del sorriso che scambiamo
ma non lo ingiallisce,
non lo disperde - inconscio –
su terreni aridi, non presidiati
come spesso accade con la caduta
alle foglie morte


Il nostro amore
è una foglia viva



Chiaccherata con Prevert :


Oh! Vorrei tanto che tu ricordassi
i giorni felici quando eravamo amici.
La vita era più bella.
Il sole più bruciante.
Le foglie morte cadono a mucchi...
Vedi: non ho dimenticato.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti
e il vento del nord le porta via
nella fredda notte dell'oblio.
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti.

sabato 16 gennaio 2010

- futuri - di oggi - dopo la morte

verrà la morte
e i miei sguardi la incroceranno

verrà la morte
e scruterò incerto e spaventato
il suo sguardo avvolgente

verrà la morte
e dopo gli sguardi
verranno i miei futuri

verrà un futuro
dalle forme caleidoscopiche
a me mute

verrà il futuro
e - io riluttante -
sprofonderà il mio dire conosciuto
in un baratro dissolvente

verranno altre esistenze,
verranno altre forme
verranno altre sensibilità

i futuri
dopo la morte,
verranno comunque

verranno futuri
e noi li vivremo
con la stessa inconsapevolezza
con cui cambiamo quotidianamente
la nostra pelle,
i nostri organi,
la nostra costituzione

nel frattempo,
verranno futuri sconosciuti
perchè sono come quelli che già attraversiamo,
quotidianamente,
senza percepirli,
- ancora - inascoltabili

martedì 12 gennaio 2010

- a ricordo di Pavese

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

- Per un po di ottimismo (anche se ...)

"Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo…e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata, e il posto più scialbo, più insignificante della terra, diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare".

Tiziano Terzani

domenica 3 gennaio 2010

- Luci e Spazi

Luci

Si, la luce!
La luce viene,
si,lei viene
anche da ovunque..

Luce: tu che illumini !

Luce,
tu che ci dischiudi
parti dell'essere...

Luci,
ci siamo abituati ad amarti
ad esaminarti, anche,
ad intercettarti ...come inevitabile


Luce,Luci: il plurale è strumentale

Il plurale delle luci
ci spinge verso l'ignoto,
verso l'altro,
verso lo sconosciuto
ma anche verso il conoscibile..

Luci
che una volta esplorate
tornate nel conosciuto

Luce
della ricerca
della speranza
mai dome, mai compiute

Luci
sulle violenze prodotte dalle nostre esistenze

Luci
esasperanti del recinto del conosciuto

Luci disperate!!

Luci : dell'alba e del tramonto,
diffuse,
preferibili,
luci scelte

Luci
luce
fatevi più in là!

sabato 2 gennaio 2010